Lee Ufan
Topos (Excavated)
Conversazione tra Lee Ufan e Philip Larratt-Smith
Philip Larratt-Smith Mr. Ufan, partiamo dal titolo della sua opera site-specific: Topos (Excavated). Come mai ha scelto il termine greco “topos”, luogo?
Lee Ufan Il mio lavoro, sia che si tratti di pittura o scultura, è profondamente legato allo spazio in cui si trova: per me, l’opera non è importante come oggetto in sè, ma lo è per il suo significato che trova un senso esatto nel luogo in cui esiste. Con il mio lavoro per Castello di Ama voglio quindi sottolineare che siamo in Italia e precisamente in un luogo con una storia da raccontare. La parola topos indica dunque come l’opera si debba considerare indissolubilmente legata al luogo e al tempo in cui si trova: non potrei pensare questo lavoro da un’altra parte.
PLS Come afferma il sottotitolo dell’opera, (Excavated), il pavimento dipinto sembra riaffiorare in superficie come un ritrovamento pre-esistente, un reperto archeologico. Appare al visitatore come qualcosa di riscoperto e non di creato. Per lei, l’arte aiuta a ritrovare il mondo, il nostro posto nel mondo?
LU Quando lavoro, non prediligo il punto di vista creativo. Un termine a cui ricorro spesso parlando delle mie opere è ri-presentare: per me, l’arte si basa su un incontro precedente. Credo che l’espressione artistica sia ri-presentare questo incontro: l’arte è il desiderio di rendere evidente la scoperta, scavando quanto esiste già, cercando di riconnettere in una sola cosa il tempo e lo spazio per renderli evidenti alla terza parte fondamentale per un’opera: lo spettatore.
PLS Il tempo è uno dei temi da lei maggiormente indagati, in particolare la relazione – o tensione – tra il tempo dell’uomo (in Topos rappresentato dall’intervento dell’artista) e il tempo geologico (rappresentato dalla pietra). Non si tratta della classica opposizione indagata dalla filosofia occidentale - Anima / Corpo o Ragione / Passione - ma di un’indagine sulla giustapposizione di eventi non misurabili: il presente e l’eternità. E’ corretto percepire il suo lavoro come una manifestazione del trascorrere del tempo attraverso la creazione di un segno che sia allo stesso tempo specifico – pensato per il luogo in cui si trova - e generale – per la riflessione più ampia che ne consegue?
LU Come dicevo prima, per me l’arte significa ri-presentare qualcosa: in altre parole, credo che una particolare realtà debba essere vista sia dall’interno che dall’esterno, aggiungendo la parentesi del tempo. Questo non significa ricreare la realtà tout-court, ma mostrare un qualcosa che dal mondo reale possa dar vita all’immaginazione. Nelle mie opere, il tempo è inteso come tempo dell’uomo ma anche come tempo geologico, e lo spazio come spazio dell’uomo contrapposto allo spazio eterno. Il passato e il futuro prossimo fanno parte dell’eternità: l’opera è il medium per mostrare questa dualità. Compito dell’artista è lasciare al pubblico la sensazione dell’infinità dello spazio, mostrandone una frammento colto direttamente dal tempo che scorre.
PLS L’idea del tempo può esistere nella reltà? E’ una proiezione della mente dell’ uomo, e anche del suo corpo?
LU Secondo Eraclito, il tempo non è un concetto legato all’esistenza ma al cambiamento: è quindi un concetto infinito che incorpora sia la condizione statica che quella in movimento. Per l’uomo, il tempo nella vita può essere fisico, ma allo stesso modo il tempo delle esperienze può essere perpetuo e continuo: la sua dualità è evidente, e questo è il motivo per cui l’arte è una particella di tempo caratterizzata da questa doppia anima.
PLS E’ esatto ritenere che i suoi lavori tridimensionali siano indissolubilmente legati a tre elementi: il luogo in cui si trovano, lo spettatore e l’opera?
LU Si, è esatto, il mio lavoro è completo solo quando crea una forma di relazione fra le tre parti: luogo, spettatore e opera stessa. Nessuna è più importante dell’altra: solo le tre componenti insieme possono dare la sensazione di apertura verso un universo nuovo.
PLS Solitamente, lei non accetta di realizzare opere site-specific su commissione. Nel caso di Castello di Ama, cosa l’ha convinta?
LU Conoscevo già il vino di Castello di Ama, che trovo simile ai vini della zona di Bordeaux ma più sottile e sensuale. Mai però avrei pensato che questa tenuta custodisse una tale bellezza: situata vicino a Siena, città a cui sono molto affezionato, la tenuta è un luogo idillico sulle colline, con un borgo che custodisce opere d’arte eccezionali. Semplicemente, volevo essere parte di questo luogo.
PLS Per l’opera Topos (Excavated), come si è approcciato al contesto di Castello di Ama? Non solo nel confronti della cantina in cui il lavoro si colloca ma verso il paesaggio, il clima, l’architettura, il cibo e il vino…
LU Il luogo scelto per posizionare la mia opera è parte di un’antica cantina sotterranea dove riposa il vino. L’Italia, un borgo di collina risalente al Medioevo, Siena, una tenuta vinicola, un luogo sotterraneo ed un artista errante che arriva dall’Estremo Oriente… Per me, le parole chiave che connettono tutto questo sono il mio essere artista e la suggestione del trascorrere del tempo che si percepisce concretamente nel vino. Ciò che ho progettato è un lavoro del presente, e mi auguro che la particella di questo tempo presente dia vita sia al passato che al futuro prossimo, come una fragranza che possa riempire la stanza ove si trova, superarla e andare oltre, nel mondo.
PLS Lei è un appassionato e un fine conoscitore di vino. Trova una connessione tra vino e arte?
LU Un buon vino, quando arriva alla giusta maturazione, diventa sensuale, va al di là della sua essenza. Affinchè un vino maturi, è necessario che vi siano le giuste condizioni ambientali, ma l’unico modo per farlo maturare è il trascorrere del tempo. Si potrebbe anche dire, al contrario, che sia il vino a far maturare il tempo. Quando assaggiamo un vino giunto alla sua maturazione, percepiamo la felicità data dalla fruttuosa vivacità del tempo. Si può dire che il vino risvegli qualcosa di profondo celato nel nostro subconscio, e che ci guidi verso una dimensione altra rispetto allo spazio ordinario. Un’ opera d’arte, come un buon vino, dovrebbe trascendere se stessa e includere in sè il tempo e lo spazio che la circonda.