Il Progetto
Nel 1999, in collaborazione con Lorenzo Fiaschi e la Galleria Continua, ha avuto inizio il progetto artistico. Dal 2015 Philip Larrat-Smith è stato nominato curatore, contribuendo attivamente nella scelta degli Artisti provenienti da tutto il mondo.
Apparve infatti chiaro, fin dagli inizi, che questo luogo era anche in grado di parlare al cuore degli artisti, di toccare la loro sensibilità, e – attraverso il genius loci – aprire gli orizzonti della conoscenza, cercando di riconnettere il passato con il futuro.
Il Genius è, nella filosofia greca, una divinità che rappresenta tutte le cose generate e, al tempo stesso, è capace di generarle. Sant’Agostino definisce il genius come il talento inventivo e creativo, ma sarà Kant a darne una definizione molto più approfondita nella sua 'Critica del Giudizio': "il talento di scoprire". Il genius è colui che ha la possibilità di trovare: non è necessario che conosca, ma deve essere in grado di produrre qualcosa di magistrale, cioè: di riferimento per tutti. "Genio", infatti, deriva da genius e non è altro che la capacità di creazione di cose originali donata dalla natura all’uomo. L’aggiunta del genitivo loci definisce il genio specifico di un luogo.
Terroir è invece il termine, usato in enologia, che definisce l’unicità di un vino. Graficamente, viene rappresentato da un triangolo ai cui vertici ci sono il terreno, il clima e la varietà e al cui centro si trova l’uomo. Non tutte le zone viticole sono dotate del terroir, ed una vigna senza terroir è come una chiesa sconsacrata: sembra che non manchi niente, ma in realtà manca la cosa più importante.
Stare ad Ama, ascoltarne i racconti, respirarne l’aria e berne il vino: questo è il miglior modo di presentarci. Ed è così che l’Artista finisce per esser fecondato dal genius loci – proprio come è già accaduto all’enologo con il terroir – e crea qualcosa di magistrale, di irripetibile e specifico per quel luogo.
Qui e non altrove.

Michelangelo Pistoletto
[...] Dall’ingresso delle antiche cantine del Castello di Ama, vediamo in fondo a uno scalone, ergersi un altissimo tronco nel cui diametro è stato inserito, in una fenditura, quasi una ferita, uno specchio angolato con molteplici rifrazioni. Michelangelo Pistoletto ci ripropone, in un’immagine sintetica e potente, un lavoro all'interno della dialettica di unità e divisione dello specchio. Il corpo dell'albero raccoglie al suo interno lo specchio infinito del pensiero. [...]
Laura Cherubini

Daniel Buren
[...] Anche al Castello di Ama assistiamo ad una rappresentazione, o per meglio dire ad un dispositivo grazie al quale si rappresenta qualcosa. Un muro lungo venticinque metri e alto due viene costruito di fronte a uno degli edifici del complesso, allo scopo di chiudere lo sguardo sul territorio circonvicino, e nello stesso tempo di aprirlo, ma secondo particolari modalità. Il muro è costellato da finestre quadrate, che enfatizzano il già bellissimo paesaggio della vallata col fatto stesso di incorniciarlo, rielaborando così tutta una tradizione, quella della “pittura di paesaggio”, o anche il concetto, altrettanto consueto, di pittura come “finestra” aperta sul reale. [...]
Giorgio Verzotti

Giulio Paolini
[...] Così è Paradigma: un parallelepipedo di lastre di pietra in un’armatura di metallo, in cui si distinguono due parti equivalenti sovrapposte. La parte in basso è chiusa e impenetrabile alla vista, opaca e solida, quella in alto è come esplosa, disseminando i frammenti ovunque, sull’armatura rimasta aperta e trasparente, e nella stanza in cui la scultura è posizionata. La contrapposizione è netta e chiara. Anzi, proprio per questo si noterà meglio che le lastre che compongono le facce della parte bassa sono in realtà un poco scostate dall’armatura come se stessero dunque implodendo. [...]
Elio Grazioli

Kendell Geers
[...] Il fatto che la scritta NOITU(LOVE)R sia stata pensata per una cantina da un lato sottolinea la trasformazione specifica del vino; dall’altro pone in primo piano quella rivoluzione quotidiana che ognuno compie nella propria casa. Il fatto che questa scritta appaia in una stanza che evoca una cripta romanica, che sia rossa come un colore primario, ma anche come il sangue, apre una serie di rimandi coerenti alla ricerca di Geers. [...]
Francesca Pasini

Anish Kapoor
[...] Una delle costanti dell’opera di Anish Kapoor consiste nel praticare aperture sulla crosta del mondo. Nella cappellina del Castello di Ama, al centro del pavimento si apre un cerchio luminoso, una piccola accesa voragine. Fuoco e luce. Sostanza preziosa, tanto indefinita quanto ingannevole. Siamo allora messi a confronto con che cosa? Che cosa è quello che, nel nostro comune e svagato andare, abbiamo avuto la sorte di incontrare? Qual è la sua necessità, se ve ne è una? [...]
Pier Luigi Tazzi

Chen Zhen
[...] Lasciare lo studio vuol dire per me tuffarsi nel mondo reale, penetrare nelle pieghe più interne della vita. Un luogo non è semplicemente uno spazio dove lavorare, ma è un tipo di vita. Una volta un amico mi ha chiesto cosa provo quando raggiungo il momento e la fase più eccitante del mio processo creativo. Gli ho risposto che è come un fenomeno di cortocircuito elettrico. [...]
TRANSESPERIENZE Una conversazione tra Chen Zhen e Zhu Xian

Carlos Garaicoa
[...] Qui in Toscana, in un paesaggio impregnato di storia e di cultura, luogo di incontro e produzione di idee, di storie e di immagini, Carlos Garaicoa ripropone alcuni di questi muri, nuovi e antichi, in un formato ridotto che, volendo, ci permette di scavalcarli facilmente (quasi invitandoci a pensare che ogni limite è stato costruito per spingerci a superarlo), ma che ciò nonostante si impongono con la loro presenza e con la forza delle motivazioni che le hanno create. Il contrasto stridente tra paesaggio e installazione è evidente e, allo stesso tempo, desta meraviglia e ammirazione; come tutti i lavori di Carlos, si potrebbe aggiungere. [...]
Roberto Pinto

Nedko Solakov
[...] Brevi narrazioni, aforismi, descrizioni comparate, giochi di parole, doppi sensi semantici, tracciati con una grafia spontanea e quasi vandalica, si insinuano sulle superfici libere e linde di musei, spazi espositivi ed altri luoghi di aggregazione pubblica. La loro trama si snoda in mille rivoli narrativi, ora realistici ora surreali, ora didascalici ora farseschi, che danno vita ad un’inesauribile concatenazione di associazioni di idee che coinvolgono direttamente lo spettatore nell’universo creativo dell’artista. [...]
Mario Codognato

Cristina Iglesias
[...] La vasca della fontana della Iglesias si riempie d’acqua silenziosamente e lentamente, ciclicamente. Nello spazio di poco più di un’ora, il livello dell’acqua sale fino al bordo della vasca, al livello del suolo, vi rimane qualche minuto per poi ricominciare a scendere, e la vasca a vuotarsi. Iglesias inoltre cancella con naturalezza i confini tra la rigidità dell’installazione e la labilità dell’intervento, ciò che Umberto Eco descrive nel concetto di “opera aperta”, dove l’osservatore riceve una funzione attiva, quella di completare l’opera attraverso la ricezione. [...]
Florian Matzner

Louise Bourgeois
[...] La nuova opera per il Castello di Ama offre un momento di sintesi totale: pezzi di marmo rosa in una fase di auto-fecondazione continua, una figura femminile trasformata in un fallo in boccio. La Bourgeois ha scelto un luogo nascosto e buio e ha costruito una figura verticale all’interno di questo spazio umido. [...]
Daniel Birnbaum

Ilya & Emilia Kabakov
[...] Ci sono persone e... angeli seduti a una tavola; non si aspettano il nostro sguardo, sono serafici come angeli. Chissà, forse arrivano da un dipinto rinascimentale, o forse sono quel tipo di persone che Kabakov ha conosciuto: “Guide che spingono il treno del destino nella direzione necessaria” Si deve perciò guardare attraverso il cannocchiale e chiedersi “ci sono ancora?” E' difficile credere alla loro esistenza, poiché pochi son stati eletti per vederli. Tutto questo può essere possibile solo al Castello di Ama, un posto dove le “guide” tornano, per forza di abitudine, per mischiarsi agli artisti…[...]
Lara Boubnova

Pascale Marthine Tayou
[...] Al Castello di Ama, Pascale Martin Tayou è guidato dai suoi sensi. Va avanti e rimembra i momenti passati, le amicizie e gli esseri incontrati. Si tratta quindi dell’essere. Della sua capacità di stupirsi. Pascale Martin Tayou vuole seminare qualcosa: macchie di colore, come quelle di un caleidoscopio sfavillante posato sotto i nostri piedi. Macchie di colore schizzano il sentiero e permeano la terra. Colori e luci: è sempre il momento giusto per incantare il mondo. [...]
Bernard Blistène

Hiroshi Sugimoto
[...] La scelta di Sugimoto di un luogo nascosto dietro le quinte è espressione della sua predilezione per la demistificazione, tesa a svelare i meccanismi tecnici e le operazioni mentali che generano quell’iconografia di realtà e verità nelle quali troppo spesso riponiamo una fede cieca. L’apertura impostata nella piccola finestra sulla parete posteriore trasforma la sagrestia in una camera oscura, che risale ai primi giorni della fotografia senza macchina fotografica. [...]
Philip Larratt-Smith

Lee Ufan
[...] Come afferma il sottotitolo dell’opera, (Excavated), il pavimento dipinto sembra riaffiorare in superficie come un ritrovamento pre-esistente, un reperto archeologico. Appare al visitatore come qualcosa di riscoperto e non di creato. [...]
Philip Larratt-Smith

Roni Horn
[...] In Untitled (“One can recognize…”), Roni Horn ha posizionato un oggetto di vetro di forma rotonda in una stanzetta dimessa nascosta in un angolo di Villa Ricucci. L’artista mette in scena, tramite le proprietà intrinseche dei materiali scelti, un incontro senza mediazioni, realizzato con puntualità sebbene ancora metaforicamente aperto. La scultura rappresenta il paradosso per cui più qualcosa è trasparente, più è misterioso. [...]
Philip Larratt-Smith

Miroslaw Balka
[...] Come suggerisce il titolo, nervo rosso, il filo è una metafora del corpo umano, come una vena o un cordone ombelicale che sostiene un'esistenza fragile e tenue nell'oscurità circostante. C'è anche una dimensione spirituale: il filo che attraversa tutta l’altezza della cantina collega metaforicamente terra e cielo, il regno visibile delle cose concrete e il regno invisibile dello spirito. [...]
Philip Larratt-Smith